H cm 28, base 30x15 cm
Firmato sulla base a sinistra e datato Caltagirone 1966. Romano, scultore figurinaio. Erede della tradizione figurinaia calatina, possiamo definirlo ultimo maestro verista di quest’arte, definita impropriamente minore, ma capace di rappresentare personaggi che con la loro semplicità abitavano un mondo popolare, fatto di gente umile e povera, vestita solo di una dignità che la durezza quotidiana della fatica e del lavoro non poteva annullare. Così dalle mani sapienti del maestro Romano scaturivano e prendevano forma a colpi di stecca, dalla creta, u’ scarparu, u’ ricuttaru, u’ firraru, u’ siggiaru, u’ cavagnuaru(?), eccetera. Un artista verista, in quanto i suoi personaggi sono i “vinti” come quelli di questo gruppo, identici a quelli di Verga e del Capuana. Uomini dai volti segnati dalla fatica e dalla rassegnazione, che vivono una vita che da loro solo la possibilità di sopravvivere o di emigrare. Un mondo popolare e contadino ormai scomparso, che affollava e popolava la mente del maestro come ombre di personaggi che le sue abili mani traducevano nella realizzazione della carta plasmata. Se potessimo metterlo insieme le sue piccole opere, comporremmo una narrazione di vite che l’artista ha voluto testimoniare, parallela e simile a quella che negli scritti ci ha tramandato Gesualdo Bufalino.