Perizia del professore Claudio Strinati: «Si tratta di un raffinatissimo dipinto, nato a dire il vero, in formato
rettangolare e poi ampliato su tutti i lati per adeguarlo ad un formato ovale probabilmente imposto da una nuova cornice, come risulta evidentissimo anche ad una semplice osservazione ad occhio nudo. Il quadro racconta con estrema finezza e delicatezza, certamente desunta da analoghi prototipi di Francesco Albani, il celebre allievo di Annibale Carracci, la celebre favola mitologica della dea Diana, dea della luna che appare all’amato pastore Endimione dormiente per congiungersi con lui generando, secondo una versione particolarmente diffusa della favola, soltanto figlie femmine e tutte di superba bellezza.Il dipinto qui in esame appare ispirato da alcune finti iconografiche riconducibili soprattutto alla tradizione bolognese e in particolare dal Guercino. L’autore è, in effetti, un illustre discendente del Guercino, Felice Torelli, originario di Verona ma formatosi, e molto bene, alla gloriosa scuola del bolognese, appunto, Gian Gioseffo del Sole il cui influsso sul nostro dipinto appare evidente.
Torelli, membro di una insigne famiglia di artisti (suo fratello Giuseppe fu grande musicista) sviluppò una linea stilistica di consacrazione della pittura mitologica di cui il nostro dipinto è eccellente dimostrazione. La nostra opera risale all’ inizio del Settecento quando Torelli, al culmine di una gloriosa carriera, fondò a Bologna la celeberrima Accademia Clementina. In quel periodo lavorò molto sulla pittura mitologica, ad esempio al capolavoro di Diana e le Ninfe oggi conservato al Museo Nazionale di Varsavia con cui il nostro dipinto può essere utilmente
confrontato.
Ottimo lo stato di conservazione.
In fede,
Claudio Strinati»