Perizia del Professor Claudio Strinati.
Annunciazione
(olio su tela, cm. 101 x 69 con cornice)
Si tratta di un'opera che, per stile (la stesura mossa e movimentata delle figure e dei panneggi) e iconografia l'Arcangelo Gabriele e la Vergine sono entrambi in piedi e di pari statura e presenza nello spazio), deve esser datata all'inizio del diciottesimo secolo, riflettendo in parte la cultura pittorica della scuola romana di Carlo Maratta, probabilmente ancora in vita nel momento della creazione del nostro dipinto qui in esame; in parte il retaggio della scuola fiorentina barocca, meno nota al giorno d' oggi ma estremamente fiorente e ricca di personalità specie dopo il passaggio in città di Pietro da Cortona e Ciro Ferri che vi lasciarono insigni capolavori la cui eco è percepibile anche nel nostro dipinto.
Per ragioni di stile ritengo che l'autore del bel quadro qui in esame debba essere identificato nel fiorentino Francesco Conti che fu da giovanissimo appunto in stretto contatto con la scuola marattesca a Roma (dove fu allievo dell' eminente Giovanni Maria Morandi) ma che poi seguì una sua strada che lo portò, tornato per tempo a Firenze, a conseguire brillanti risultati nell'ambito della pittura del barocchetto toscano improntata a quei caratteri di arguzia, eleganza formale, garbato dinamismo, che mi sembrano tutti riscontrabili nella nostra opera.
Un confronto con uno dei primi capolavori giovanili del Conti, la pala d' altare della Trinità nella chiesa fiorentina di San Jacopo sopr' Arno databile entro al fine del primo decennio del diciottesimo secolo, mi induce a riconoscere la stessa mano nel nostro quadro. Tra l'altro è curioso come il modello del Padre Eterno, con una singolare calvizie ed una barba rada e nervosa, si direbbe esattamente lo stesso sia nella pala citata sia nel nostro quadro dove è canonicamente raffigurato mentre spedisce sulla
terra lo Spirito Santo in forma di colomba.
Ne concludo che il nostro dipinto è una interessante e assai bella testimonianza degli
esordi di un artista oggi certamente meno celebrato di altri suoi eminenti conterranei
e coetanei, ma di notevole interesse e come tale citato con merito sia negli scritti dei
vecchi storici dell'arte, sia in quelli di alcuni maestri della storiografia novecentesca
come Matteo Marangoni che in un suo saggio importante Settecentisti (ma non
troppo) fiorentini, nel suo volume Arte barocca, Firenze Vallecchi 1973 (II ed.) mise
bene in luce la rilevanza del Conti con argomenti tutt' ora validissimi
Opera la nostra, quindi, di rimarchevole significato storico e di fine qualità artistica garantita peraltro da un eccellente stato di conservazione.
Ritengo quindi che il valore del dipinto qui in esame si attesti, in base alle attuali condizioni del mercato Nazionale a far data da codesta perizia, ai 25.000 euro
In fede, Claudio Strinati