Pittore emiliano della seconda metà del secolo XVII, cornice antica.
In un interno illuminato da una fiamma in lontananza, un putto dal concitato movimento solleva una rossastra tenda, scoprendo così la scena principale del dipinto: la natività di Maria Vergine. Due giovani ancelle, poste nella parte sinistra della scena, con un complice scambio di sguardi si accingono l’una a versare dell’acqua in un vaso dagli accenti classicheggianti – sebbene questi siano restituiti con sintetiche pennellate – l’altra a reggere Maria bambina. Sullo sfondo, a destra, una fonte di luce, provocata da un fuoco al di là di una soglia, illumina parzialmente lo stipite di una porta e rivela solo in parte l’abbozzato volto della figura femminile in secondo piano, anch’essa intenta a rassettare l’ambiente. Ancora più distanti, ultimi nello spazio compositivo, sommi sacerdoti dialogano sotto una tenda e si dimostrano estranei al fulcro della scena. L’opera è realizzata con rapidi tocchi di colore e presenta riferimenti di caravaggesca memoria, per via della distribuzione della luce e della sobrietà del luogo. Tuttavia, l’osservazione delle vesti delle due ancelle in primo piano, la loro robustezza corporea e l’assetto compositivo sembrerebbero indirizzare verso quanto accadeva in area emiliana nel tardo XVII secolo. E’ possibile dunque assegnare il dipinto a un ignoto esponente emiliano influenzato dagli stilemi di una corrente che, diversi anni fa, Ferdinando Bologna definì “classicismo romanizzato”.